Erano gli anni sessanta del Novecento quando Gianfranco Miglio, allora preside della Facoltà di Scienze Politiche della Università Cattolica di Milano, poi Senatore della Repubblica, decise di costruirsi una grande casa in cima al colle che sovrasta la parte sud della città di Como. Voleva che questa costruzione, ispirata allo stile della cascina lombarda, con i tipici archi ribassati e gli intonaci rustici, potesse ospitare gli amici suoi e della moglie Myriam, alcune decine di migliaia di libri rari che stava collezionando da anni, e i vini prodotti nei suoi poderi situati all’estremo nord del Lago di Como.
L’idea era che tutto questo potesse trovare collocazione in ambienti di gusto raffinato, adagiati nel mezzo di un giardino isolato e ricco di specie botaniche. Con l’aiuto dell’architetto Fulvio Cappelletti, fu lui stesso a progettare l’edificio, la cui costruzione terminò solo all’inizio degli anni settanta e prese il nome di Ronco dell’Abate. Infatti, da alcune testimonianze storiche, pareva che sulle balze di quel colle si stendesse anticamente il vigneto dell’Abate di Como, la cui orma rimane in alcune pergole di vite e in un frutteto, che il proprietario volle riprodurre a ricordo della originale funzione.